Bruno Vallan fece la sua scelta a quattordici anni, iscrivendosi ai corsi della Scuola mosaicisti di Spilimbergo. Una scelta libera, sostenuta dalla forza che hanno gli ideali nella giovinezza: dare forma al suo cercare attraverso forme e colori. Il primo incontro con la realtà fu deludente soprattutto per l’insistenza sulle tecniche che dovevano, in quegli anni, preparare gli allievi al mestiere di bravi terrazzieri. Emigrò in Francia. Se il lavoro non gli permetteva di esprimersi, c'erano però i grandi artisti che, nei musei, mantenevano viva la fiamma. Rientrato in Italia riprese a studiare, si diplomò e divenne un tecnico dell’industria, ma le competenze e gli impegni lavorativi non lo distolsero mai dall’esigenza di esprimersi per immagini. Riprese a dipingere e comporre tessere seguendo non solo le suggestioni della memoria, ma il fluire delle emozioni; per questo le sue opere fissano nel colore e nella materia un silenzio che trasale in luce e si anima di segni parchi e veloci. Un’arte che vive.
Marta Mauro